LETTERA APERTA AI CITTADINI DI CEPPALONI – DI ANTONIO BOSCO
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La maggiore ospitalità verso gli stranieri che mostrano, nei fatti, di voler non solo vivere o lavorare in Italia ma diventare italiani e’ senz’altro da favorire. Ma una cosa è consentire l’accesso ad alcuni godimenti tipici degli italiani, altra e la cittadinanza. Il “diritto di sangue” affonda le radici nel “tributo di sangue”, versato da tutte le generazioni di italiani per tramandare ai posteri il proprio patrimonio di popolo.
Pertanto è semplicemente inconcepibile concedere la cittadinanza solo in base a qualche anno di presenza, studio o lavoro in Italia.
Non è dignitoso, mercanteggiando la cittadinanza, illudere gli stranieri con una “marchetta di Stato” per indurli a sopportare “situazioni” insopportabili. Non è leale equiparare la cittadinanza al lasciarsi utilizzare.
La cittadinanza non è il “viatico” per l’ingresso gratuito al “parco giochi”… concesso dai rappresentanti di chi guadagna grazie al “sistema d’accoglienza” (affitti di locali, forniture di cibo, generi vari, servizi, ecc.).
Al limite potrebbe essere concessa a chi attesta la volontà d’integrazione, dopo il percorso di studi obbligatorio o diploma, prestando anche servizio militare volontario o ad esso equivalente in caso d’impossibilità. Gli altri (eccezioni a parte) possono essere graditi e trattati bene, considerati aspiranti italiani, ma sono ospiti. La cittadinanza si ottiene per parentela o per “conquista”, questo è il suo valore, e’ l’appartenenza alla nostra storia.
2 Comments
Condivido pienamente l’ articolo di Aurelio Esposito sulla Cittadinanza.
Una posizione non completamente chiara da parte dell’autore.
Da una parte si dichiara possibilista nella concessione della cittadinanza “dopo il percorso di studi obbligatorio o diploma”.
Dall’altra l’affermazione “La cittadinanza si ottiene per parentela o per “conquista” sembra invece escludere questa possibilità.
Anche l’utilizzo di definizioni quali il “diritto di sangue” non chiarisce la posizione.
Il termine “sangue” non è più utilizzato nella trattazione di questi argomenti perchè si presta a diverse interpretazioni ed è quindi superato.
Per l’autore riconduce alla parentela o ad una differenza genetica e quindi razziale?
Perchè poi gli immigrati dovrebbero prestare servizio militare volontario o equivalente, visto che non è più obbligatorio per gli italiani?
Non credo di condividere la posizione dell’autore.
Il “sangue” degli italiani è il risultato di migrazioni caucasiche, mediorientali, nordafricane e centroeuropee, giusto per menzionare le più importanti.
Non è quindi questo che ci rende italiani. La nostra cultura è invece unica e la sua ricchiezza non ha confronti con nessun’altra.
Ci sono figli di immigrati che l’hanno adottata. Spesso conoscono solo l’italiano e non la loro lingua di origine.
Alcuni addirittura contribuiscono alla cultura italiana. Sono italiani che lo si voglia certificare o no con la cittadinanza.
Altri immigrati, invece, rimangono ancorati alla loro cultura. Non accettano la nostra. Sono ospiti.