STORIA DEL NARCISISMO, IERI E OGGI. Dott.ssa Vincenza Coppola Psicologa
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L’anglosassone festa di Halloween nasce, già dal nome, da una storpiatura… quella della parola ognissanti dalla frase in inglese e scozzese “sera, notte (vigilia, veglia di preghiera e digiuno) di Tutti i Santi”.
Seguita dalla Commemorazione dei defunti tramite preghiere per quelli in Purgatorio, la cui esistenza implica una purificazione che non richiede l’esperienza corporea terrena (per questo è rimandata al termine della vita terrena).
Dal Galles all’Austria, almeno dal XV secolo, torte (soul cakes) con croce incisa sopra (cucinate per elemosina) erano donate ai bimbi poveri che andavano in questua con lanterne di rape cave; altro che bulli in “rave party” (festa del delirio).
Usanza degenerata nel diseducativo “dolcetto o scherzetto” in stile ricatto da “pizzo” (altro che lo scopo delle antiche focacce).
La scusante, per la tolleranza verso la devianza, e’ quella di avere un’altra festa mascherata (sia pure come innocua carnevalata di cattivo gusto e relativa “musica”) e non di volontaria dissacrazione di una ricorrenza religiosa; allora perché travestirsi da diavoli invece che da angeli?
Un travestimento dovrebbe essere occasione di mostrarsi come qualcosa di meglio e non di peggio.
Consegnare santini, magari con recita di una parte della vita di un santo (come quello del proprio nome) o ricordandone frasi ed opere, potrebbe essere una pia e consona usanza da praticare per l’occasione.
I santi sono accomunati dall’umiltà, dalla povertà, dalla parsimonia e dalla richiesta in nome della carità, la tracotante carnevalata di Halloween invece implica sfoggio di spreco e menefreghismo per la sensibilità delle persone religiose.
L’ostentato festeggiamento libertino e’ praticato per rivendicare la liberazione dai vincoli della religione, come se l’esistenza di Dio (e la sua via per la salvezza) fosse di ostacolo alla libertà individuale.
In periodo di Commemorazione dei defunti cosa c’entra l’occasione per un tenebroso gusto del macabro da zombi, palesemente contrapposto all’anelito alla luce di risurrezione dei morti?
Come simboleggiato dall’usanza delle candele in case e sulle tombe.
Forse c’entra la squallida condizione sociale dove, con spaventoso orrore da zombi, alcuni vivono sganciati dalla realtà per inseguire un mondo virtuale.
Un tale rifugio nella vita immateriale… diabolicamente insinua l’inutilità dell’incarnazione.
Al punto che qualcuno pensa di rinchiudere la naturale essenza umana nei circuiti di un computer, come si fa per l’intelligenza artificiale.
Situazione che lascia ravvisare un diavolo come un puro spirito con intelligenza primordiale, tipo macchina e dotato di falsa forza, geloso della parola di vita incarnata per amore nell’essere umano; la cui essenziale corporeità e’ certificata dalla promessa dei corpi gloriosi concessi al momento della resurrezione.
I diavoli chiesero a Gesù, che li scacciava, di poter entrare nei maiali (che andarono ad uccidersi) una volta usciti da una persona.
Demoni scacciabili in nome di Gesù e non certo da chi si crede furbo come il leggendario fabbro ubriacone irlandese “Jack o’ lantern” (che, avendo ingannato il diavolo, non finì all’Inferno ma nemmeno in Paradiso; come forse certe carnevalate).
Ma forse, della zucca vuota con dentro un lumino, consono e’ il rito…
Alla memoria del cervello che se n’è ito…
Infatti, nella notte delle streghe qualcuno vede l’occasione rituale per il “principe delle tenebre”; concomitanza di tragedie scaturite anche da feste demoniache violente (con morti e feriti).
Link web che rimandano a satanismo, magia nera ed occultismo servono ad abituare (fin da giovanissimi) a simboli e linguaggio legati ai cultori del male e del Maligno; verso cui sarebbe bene esclamare: “Al diavolo la cocozza con tutto il cucuzzaro”.
Articolo del 29/10/2024 di Aurelio Esposito.